CHIESA DI SANTA CROCE - BOSCO MARENGO (AL)
A metà del 1500 il Cardinale Michele Ghisleri, che nel 1566 salirà al soglio pontificio con il nome di Pio V, decise di far costruire nella sua terra natale un convento per allestirvi all’interno della chiesa il suo mausoleo. Nasce così il progetto del complesso monumentale di Santa Croce a Bosco Marengo in provincia di Alessandria.
La chiesa di Santa Croce fu progettata dal Domenicano Padre Ignazio Danti da Perugia (1536-1586), tecnico e matematico.
Alla morte di Pio V, 1572, i lavori subirono un’interruzione, la serie di interventi succedutisi negli anni hanno determinato alterazioni al progetto sicuramente anche per quanto concerne l’ apparato pittorico.
Alcuni eventi storici documentati possono avere stimolato ulteriori interventi di manutenzione: nel 1672 la santificazione di Pio V; nel 1710/12 lo smontaggio della macchina Vasariana; il rifacimento dei pavimenti; l’erezione del nuovo altare in marmo.
L’interno è a croce latina con una sola navata fiancheggiata da cinque cappelle per lato comunicanti fra loro.
L’intervento di restauro è stato realizzato, per fasi, nel corso di diversi anni, dal 2006 al 2014, ed ha interessato le superfici degli intonaci, degli stucchi e delle superfici in pietra di visone della navata, dei transetti, dell’abside, e di alcune cappelline.
Durante la prima fase del restauro, che aveva interessato le superfici della navata e del transetto destro, erano state recuperate le decorazioni in sanguigna nella fascia sopra il cornicione, in pietra di visone, con raffigurazioni alternate di Pio V, stemmi del suo casato; oggetti liturgici ed emblemi domenicani e gli angeli posti sulle lunette dell’arco di accesso delle capelline, recanti i cartigli che riportavano i nomi dei Santi cui queste erano intitolate.
A seguito di test stratigrafici eseguiti sulle superfici degli intonaci delle cappelline, e sulle decorazioni in stucco degli altari, è stato possibile individuare la presenza, al di sotto di diversi strati di scialbo che corrispondeva al livello visibile, di una decorazione a buon fresco, che raffigurava i santi cui le cappelline erano dedicate, sulla parete di fondo e sulle lunette sommitarie dell’altare; e una diversa impostazione cromatica delle decorazioni in stucco.
Gli altari delle cappelline mostrano, dal punto di vista architettonico una struttura simile caratterizzata da un mensa in stucco, lateralmente alla mensa partono due elementi che si concludono all’altezza del secondo scalino; tra le strutture architettoniche e le pale d’altare è interposta una cornice decorata con elementi ovoidali in alternanza a gigli, caratterizzata ai quattro angoli da foglie d’acanto nere. L’architrave dell’altare riccamente decorato con al centro un cartiglio è sostenuto da due semipilastri caratterizzati da grosse erme le quali vanno a concludersi con foglie d’acanto. Sulla trabeazione vi sono due putti seduti che stringono fra le mani i lembi di un festone di fiori e frutti. La struttura architettonica si conclude in un timpano curvilineo spezzato con al centro un urna in stucco, al di sopra della strombatura della finestra è posto un cartiglio al cui interno viene riportato il nome del santo a cui sono dedicati altare e cappella. Lungo le pareti, subito al di sotto della volta corre un cornicione che divide i volumi della cappellina, le lunette della volta sono anch’esse decorate da una cornice in stucco con elementi ovoidali
I mutamenti di gusto e le necessità di manutenzione occorse nei secoli avevano fortemente modificato l’impianto decorativo delle cappelline ; tuttavia nella parete di fondo dell’altare, già prima dell’effettuazione dei tasselli conoscitivi, in alcuni casi erano riconoscibili le incisioni preparatorie degli affreschi sottostanti lo scialbo, gli strati di quest’ultimo sono numerosi e ben aderiti all’originale: tre livelli sui dipinti ad affresco; sulle pareti lisce sette. Il medesimo numero di livelli reperiti unitamente alla identica composizione dell’ultimo livello di scialbo presente sulle superfici, avvalorano l’ipotesi di una serie di interventi congiunti ripetutisi nel tempo sulle tre cappelle.
Il cornicione che separa la volta dalle pareti è in marmorino, salvo che nella parte del sottarco in cui continua l’elemento in pietra di visone della navata.
La fase più delicata dell’intervento è consistita nel ripristino dell’impianto decorativo originario; in questo modo sono stati riportati alla luce le decorazioni della navata e , soprattutto, gli affreschi delle prime 3 cappelline del lato destro della navata, intitolate rispettivamente a S.Caterina, al Battesimo di S. Paolo e a S. Antonino.